Nella Tuscia il “mistero etrusco” ancora aleggia nell’atmosfera delle antiche città abbandonate e nelle necropoli intricate e silenziose dove il paesaggio color ocra del tufo e il verde della natura domina custodiscono scrigni di arte, storia e archeologia.
Fondata da Noè
Qualche chilometro a sud di Viterbo, si erge Vetralla, antica città fondata, secondo un’ardita leggenda, nientemeno che dal celebre Noè il quale, sceso dall’Arca arenatasi sulle alture circostanti, approfittò dell’ottimo vino prodotto in questa zona per rinfrancarsi delle bibliche fatiche del diluvio.
Comunque andò, il borgo fu abitato prima dagli Etruschi, poi dai Romani e, nel Medioevo, passò da una signoria all’altra a causa della strategica posizione lungo la consolare Cassia, ultimo tratto della famosa via Francigena. Distruzioni, saccheggi e successive ricostruzioni si protrassero fino al 1783, quando Vetralla ottenne finalmente da papa Pio VI il titolo di “città”.
Oggi, tra le caratteristiche stradine in tufo, si può visitare l’antica chiesa romanica di San Francesco dell’XI secolo, costruita su un preesistente edificio, con interno a tre navate, resti di un pavimento cosmatesco e una cripta completamente scavata nel tufo, riportata agli antichi splendori dopo secoli di abbandono.
Degni di menzione anche il Duomo, dedicato a Sant’ Andrea Apostolo, iniziato nel 1711, e il Palazzo Comunale, con campanile a vela e orologio, la cui elegante facciata è stata realizzata su disegno del Vignola.
Intricate necropoli
L’attrattiva principale di questa zona è la necropoli di Norchia, distante una decina di chilometri da Vetralla, percorrendo l’Aurelia bis direzione Monteromano. Per raggiungerla è necessario deviare a destra in località Casale Cinelli, seguendo le indicazioni, lungo una stradina di campagna transitabile senza problemi fino a giungere in un piccolo parcheggio isolato, dove inizia il tracciato pedonale.
Norchia è una vasta area archeologica di rilevante interesse, un prezioso esempio di tombe etrusche rupestri uniche al mondo. Il territorio, abitato già all’Età del Bronzo, ebbe massimo fulgore con gli Etruschi che realizzarono tombe e monumenti. Solcata dalla via Clodia, importante canale di comunicazione che da Roma attraversava le province settentrionali dell’Urbe, la zona, impervia ma suggestiva, è costellata da migliaia di tombe rupestri disposte su gradoni in parte naturali dove benché il tempo abbia corroso le opere, è possibile riconoscere ancora i segni distintivi della grande arte etrusca.
Norchia è una vasta area archeologica di rilevante interesse, un prezioso esempio di tombe etrusche rupestri uniche al mondo. Il territorio, abitato già all’Età del Bronzo, ebbe massimo fulgore con gli Etruschi che realizzarono tombe e monumenti. Solcata dalla via Clodia, importante canale di comunicazione che da Roma attraversava le province settentrionali dell’Urbe, la zona, impervia ma suggestiva, è costellata da migliaia di tombe rupestri disposte su gradoni in parte naturali dove benché il tempo abbia corroso le opere, è possibile riconoscere ancora i segni distintivi della grande arte etrusca. Lungo il percorso nel fosso Pile, sorgono la tomba a Camino, le grandiose tombe Smurinas, la tomba Prostila e la tomba del Caronte, mentre nella necropoli posta lungo il fosso dell’Acqualta ci si imbatte in sepolcri più spettacolari.
Successivamente i Romani conquistarono Norchia e nel medioevo vi fu costruito un piccolo borgo intorno al castello e alla chiesa di San Pietro, i cui ruderi sono ancora visibili tra la fitta vegetazione.Norchia è una vasta area archeologica di rilevante interesse, un prezioso esempio di tombe etrusche rupestri uniche al mondo. Il territorio, abitato già all’Età del Bronzo, ebbe massimo fulgore con gli Etruschi che realizzarono tombe e monumenti. Solcata dalla via Clodia, importante canale di comunicazione che da Roma attraversava le province settentrionali dell’Urbe, la zona, impervia ma suggestiva, è costellata da migliaia di tombe rupestri disposte su gradoni in parte naturali dove benché il tempo abbia corroso le opere, è possibile riconoscere ancora i segni distintivi della grande arte etrusca.
Lungo il percorso nel fosso Pile, sorgono la tomba a Camino, le grandiose tombe Smurinas, la tomba Prostila e la tomba del Caronte, mentre nella necropoli posta lungo il fosso dell’Acqualta ci si imbatte in sepolcri più spettacolari.
Successivamente i Romani conquistarono Norchia e nel medioevo vi fu costruito un piccolo borgo intorno al castello e alla chiesa di San Pietro, i cui ruderi sono ancora visibili tra la fitta vegetazione.
Tuffo nel passato
Altrettanto interessante e più fruibile, grazie a una comoda area parcheggio diurna attrezzata a zona picnic è la necropoli di San Giuliano, nel Comune di Barbarano Romano.
Questo centro etrusco di cui s’ignora il nome originale, probabilmente Marturanum, oggi prende il nome dal Santo omonimo venerato in una suggestiva chiesetta presente sul pianoro. Dal parcheggio si diramano i sentieri lungo i quali ci si imbatte nelle caratteristiche tombe a dado etrusche dai suggestivi nomi di Poggio Castello, Greppo Cenale, tomba del Carro, della Regina e così via.
Questo centro etrusco di cui s’ignora il nome originale, probabilmente Marturanum, oggi prende il nome dal Santo omonimo venerato in una suggestiva chiesetta presente sul pianoro. Dal parcheggio si diramano i sentieri lungo i quali ci si imbatte nelle caratteristiche tombe a dado etrusche dai suggestivi nomi di Poggio Castello, Greppo Cenale, tomba del Carro, della Regina e così via.
La necropoli etrusca di San Giuliano è l'unica necropoli a offrire un panorama completo sullo sviluppo dell'architettura funeraria degli Etruschi, presentando una tipologia che va dalle tombe a pozzo e fossa dell'età del Ferro ai grandi tumuli orientalizzanti, dalle tombe rupestri arcaiche a quelle a dado ellenistiche: scendendo nel fondo della forra sembrerà di fare un viaggio nel tempo, dal VII sec. a.C. al III secolo d.C.
Le continue scorribande dei barbari determinarono l’abbandono della rocca di San Giuliano a favore dell’attuale abitato di Barbarano perchè su di una roccia vulcanica di forma triangolare, più sicura e meglio difendibile, con due dei suoi tre lati protetti dalle gole scavate dal torrente Biedano e dal suo affluente e il terzo dalle imponenti mura medievali.
Al centro abitato odierno si accede da Porta Romana, un maestoso ingresso a torrione del XV secolo, una volta dotato di ponte levatoio. La cittadina si identifica con il territorio del Parco regionale Marturanum, ma offre anche un piccolo centro storico, racchiuso dentro possenti mura, ritagliato da viuzze e slarghi con pregevoli palazzi, fra cui il Palazzo Comunale e alcune chiese in tufo come quella del Crocifisso.
Da visitare il Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri, ubicato nel complesso architettonico di Sant’Angelo, risalente al XII secolo; i materiali raccolti raccontano le tappe principali dello sviluppo culturale del territorio tra la Preistoria e il Medioevo.
Da visitare il Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri, ubicato nel complesso architettonico di Sant’Angelo, risalente al XII secolo; i materiali raccolti raccontano le tappe principali dello sviluppo culturale del territorio tra la Preistoria e il Medioevo.
L’antica via Clodia
Aggrappata a uno sperone tufaceo, sorge Blera, l’antica Phlera, difesa da due torrenti, il Biedano e Rio Canale, che si incrociano sotto il ponte etrusco-romano, sopravvissuto a duemila anni di storia.
Per una piacevole passeggiata con vista sul paese e sui pianori circostanti, occorre raggiungere il grande viadotto sul Biedano, superare la fontana di San Sezia e scendere lungo l’antico tracciato della via Clodia che attraversava la cittadina e proseguiva fino a Tuscania. Dell’antico percorso restano ancora porzioni di “tagliate”, le antiche vie di comunicazione scavate nel tufo, oltre ai due ponti ancora percorribili: quello del Diavolo e quello della Rocca.
Per una piacevole passeggiata con vista sul paese e sui pianori circostanti, occorre raggiungere il grande viadotto sul Biedano, superare la fontana di San Sezia e scendere lungo l’antico tracciato della via Clodia che attraversava la cittadina e proseguiva fino a Tuscania. Dell’antico percorso restano ancora porzioni di “tagliate”, le antiche vie di comunicazione scavate nel tufo, oltre ai due ponti ancora percorribili: quello del Diavolo e quello della Rocca.
Lungo la strada per Civitella Cesi, a una decina di chilometri da Blera, si trova San Giovenale, altro sito archeologico celebre per gli scavi condotti negli anni ‘60 che hanno restituito un’enorme quantità di informazioni sulla vita quotidiana degli Etruschi: sull’altura di San Giovenale sono state individuate le fondazioni di alcune abitazioni del Vl secolo a.C. e un piccolo borgo in parte abbandonato nel corso del V secolo a.C., dove emergono le necropoli, con numerose tombe a tumulo, a dado e a fossa con fenditura superiore. Tra loro si può notare ancora una strada, con le tracce dei carri scavate nel tufo dal loro passaggio. I reperti rinvenuti durante gli scavi sono esposti in una mostra permanente nel Museo Archeologico Nazionale di Viterbo.
Parcheggio diurno Necropoli San Giuliano |
Nel percorso descritto non ci sono spazi idonei per la sosta notturna dei camper.
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